Nicola Del Ben, 1979, Italia.
Lavoro online dal 1997 in ambito marketing con specializzazione nel B2B.
In questi anni ho realizzato eventi e progetti di marketing sia personali che per aziende, prevalentemente italiane.
Tra questi figurano siti web artigianali multilingua, microsite e soluzioni di web publishing create su diversi CMS con relativa personalizzazione dei moduli.
Ho realizzato video aziendali con riprese e post-produzione, marketing multicanale nei social network, ricerca e sviluppo di sistemi SEO per il mercato nazionale ed internazionale, cataloghi aziendali, stampa digitale/offset per diversi supporti e grafica 3D.
In 27 anni di attività ho sviluppato una competenza multidisciplinare per progettare, realizzare e gestire progetti di marketing tattico-strategici implementando in prima persona il codice di programmazione, il web design e la grafica.
Questa sintetica bio vuole comunicare il mio percorso professionale e l'evoluzione che ho vissuto in relazione al marketing e al web.
La musica ha sempre accompagnato la mia vita in modi diversi.
Ho iniziato a suonare pianoforte all'età di quattro anni come autodidatta.
Dopo aver studiato violino e pianoforte all'Istituto Musicale Araceli (Vicenza) ho frequentato la classe di organo e composizione organistica al Conservatorio Arrigo Pedrollo (Vicenza).
In questo periodo ho suonato pianoforte, organo e clavicembalo, specializzandomi in musica barocca, prevalentemente su Bach.
A 17 anni i primi concertini di pianobar: suonavo a feste private ed aziendali, in chiesa e nei ristoranti per i matrimoni.
Per 5/6 anni ho suonato in diversi alberghi come musicista stagionale solista, tastiere e voce, prevalentemente del nord Italia organizzando in modo autonomo il mio marketing ed il mio management.
Utilizzavo un marketing piuttosto semplice ma efficace basato sulle referenze dei concerti in cui mi ero esibito, usando demo-tape, giornali e riviste locali per la mia promozione.
Attualmente suono blues con la chitarra.
Iniziai ad usare il computer per esigenze pratiche: comporre musica, scrivere partiture, stampare testi e mandare email.
Realizzavo poi in autonomia la grafica pubblicitaria delle serate musicali in cui suonavo e delle feste che organizzavo. Facevo poster, pieghevoli e parecchi volantini degli eventi.
Fu il primo periodo dove coniugai in modo costante un lavoro offline con il marketing operativo tramite computer grafica.
Mai avrei pensato di continuare ad usare il computer, nonostante la mia innata curiosità, perché era un mondo che non mi apparteneva. Come musicista e per mentalità preferivo il suono valvolare o lo strumento meccanico rispetto all'analogico, figuriamoci il digitale.
Solo per esigenze successive iniziai ad usare il computer per creare la grafica necessaria alla promozione del mio lavoro di musicista.
Creavo il mio marketing specifico per il settore musicale. Per suonare nelle ville, nei locali e nelle piazze utilizzavo un impianto valvolare della Montarbo degli anni '60. Successivamente acquistai un Montarbo 1000W con mixer Soundcraft.
Organizzavo anche piccoli eventi locali, dove noleggiavo l'impianto, data la sua potenza.
Dopo alcune serate iniziai ad utilizzare l'impianto per feste più strutturate. Mi occupavo di public relation, della pianificazione strategica del marketing e perfino del volantinaggio.
Il mio marketing era verace e stradaiolo: pr, volantini, giornali, grafica e tanto telefono.
Sceglievo con cura le location per organizzare eventi e mi procuravo sponsor, dj e musicisti in totale autonomia per creare feste specifiche. Alcune volte organizzavo questi eventi nei locali in cui ero già stato a suonare.
Era un vortice: il marketing, la musica, l'organizzazione di eventi e la grafica erano un intreccio di esperienze congruenti. Questi mondi si incastravano in modo intercomunicante e questo mi permise di fare musica come professionista in modo agile, flessibile ed organizzato.
Da questo punto di vista ero diventato un manager di me stesso: le cose funzionavano bene perché prendevo decisioni istintivamente immediate e lavoravo con un metodo collaudato. Pensiero azione.
Il mio interesse per le materie informatiche non si fermò alla grafica.
Mi avvicinai gradatamente alla codifica scoprendo l'HTML e successivamente entrai nel mondo della programmazione grazie a linguaggi come il C, il PHP e il JavaScript.
I primi provider mi fecero apprezzare le potenzialità del web: un ambiente dove si poteva creare sostanzialmente qualsiasi soluzione di comunicazione, superando alcuni limiti della carta.
Il web mi diede la possibilità di coniugare le mie passioni musicali e di grafica facendole confluire online, rendendole contestualmente profittevoli.
Il lettore si immagini che Wordpress, in questo periodo, nemmeno esisteva. Scrivevo il codice a mano e testavo i primi CMS come PhpNuke.
Affrontai 4 anni spensierati nei quali sperimentazione di marketing e studio del web mi furono di grande aiuto nella professione di musicista.
Con il tempo e migliorando le mie abilità grafiche passai a software più professionali della Macromedia come Freehand, Fireworks e Director. Macromedia era molto avanti nei prodotti legati alla computer grafica orientata al web.
Utilizzai per qualche anno FrontPage e successivamente Dreamweaver per creare i primi quanto rudimentali siti web. Fu più una palestra che un lavoro: un gioco divertente, un passatempo piacevole.
Nel 2001 creai un metodo di sviluppo denominato "pixel fratto tempo". Una specie di continuous improvement process dei giorni nostri, legato però al fattore tempo.
Il metodo mi permise di astrarre il lavoro di grafica e di marketing in modo differente rispetto a prima: massimo risultato, minimo tempo necessario.
Anche in questo caso p/t nacque per un'esigenza pratica: formalizzare un processo di gestione del marketing per un freelance con la passione della musica.
Sostanzialmente partendo da un progetto di complessità variabile era possibile riutilizzare codici, schemi di produzione e programmi per ottenere convergenza e comunicazione modulare, rendendo flessibile lo sviluppo di nuove soluzioni derivate da quelle già esistenti.
Concettualmente sarebbe come realizzare un tipo di management in cui tutti gli elementi sono "sincronizzati", organizzati e soprattutto presentati in modo sistemico, come se facessero parte di una corporate image.
Produssi soluzioni qualitativamente più elevate ottimizzando il più possibile il tempo in funzione della convergenza.
Fu il periodo dove la convergenza entrò in modo definitivo nella mia vita.
Mi resi presto conto che l'informatica era intercollegata a diversi livelli di sviluppo con il marketing e che, sostanzialmente, le divisioni in settori e mansioni erano un fatto puramente formale.
Informatica, grafica e marketing erano tasselli dello stesso disegno.
Realizzavo un marketing pensato per il mondo analogico che potesse sempre essere digitalizzato. Quello che facevo a computer poteva sempre essere utilizzato offline. Era un modo di fare marketing, diciamo, trans-dimensionale.
Quando l'informatica divenne un lavoro a règime, progettai ed organizzai le parti strategiche e di marketing del Vicenza Blues Festival.
Nuovamente la musica si stava intrecciando all'informatica e al web marketing.
Questo fu il periodo dove grazie a portali di settore, come Blues&Blues Italia, scoprii l'esatta portata delle mie attività di marketing, che sarebbero diventate, più avanti negli anni, "social media marketing" nell'era del 3.0 e dei social network.
In quasi 10 anni di attività come organizzatore, marketer e grafico pubblicitario sviluppai centinaia di concerti di varie dimensioni, con band provenienti da tutta Italia.
Un po' di storia del web italiano.
Effettuavo lavori per PMI e per professionisti usando XHTML, PHP e i CSS.
I fogli di stile stavano spopolando negli States. Qui in Italia si faceva ancora un uso massiccio di tabelle HTML: questo aspetto impattava nel web design, non tanto dal punto di vista tecnico quanto dal punto di vista stilistico e metodologico.
Lavorare con i fogli di stile fu come un salto quantico.
Bisogna specificare, a titolo di cronaca, che i fogli di stile non venivano generalmente usati per il design ma per modificare alcuni aspetti del contenuto a livello di margini, di colori e poco altro.
Diversamente da quello che fecero molti, utilizzai i CSS non solo per lo styling ma anche per il web design, relegando la parte strettamente contenutistica all'HTML.
Questo disaccoppiamento direzionò il mio lavoro verso nuove frontiere espressive.
Il web design basato sui CSS
è lo stile fatto struttura.
Con un web design interamente basato sui CSS la visione stessa della codifica cambia radicalmente: l'HTML diventa contenuto, lo stile ingloba la struttura.
Compreso questo aspetto a livello di web design andai controcorrente: eliminai il maggior numero di proprietà inserite nell'HTML migliorando il livello di astrazione e la qualità in codifica.
L'impaginazione fu una conseguenza: eliminai dal mio modo di progettare la maggior parte dei tag (in primis <table>) delegando completamente il layout ai CSS.
Questo si tradusse nella capacità di realizzare siti web più articolati, scattanti e modulari.
I siti web si ottimizzavano per Internet Explorer anche se c'era la tendenza, tra alcuni (quanto rari) addetti ai lavori, a seguire la strada intrapresa da Netscape e successivamente da Mozilla. Io fui tra questi.
Concetti come "sprite", "adaptive", "accessibilità" ecc. facevano già parte del mio bagaglio grazie anche alla rigorosità di XHTML e alla validazione W3C che tenevo sempre in debita considerazione.
L'utilizzo consistente di CSS portò il mio lavoro in una nuova dimensione: progettai e realizzai siti web più complessi dal punto di vista strutturale migliorando le performance di caricamento e diverse caratteristiche tecniche intrinseche che in futuro mi sarebbero tornate utili per la SEO.
I giovani che operavano nel web attorno al 2000 potevano progredire solamente seguendo i trend che stavano nascendo oppure facendo sperimentazione: non c'erano tante altre vie per raggiungere le terre inesplorate del web. Si navigava "a vista" :)
Bisogna calarsi nel contesto e conoscere la dinamica dell'epoca: il web era molto diverso da come lo conosciamo oggi. Si era sempre obbligati a sperimentare per poter migliorare. Non esistevano tutti i tutorial, i corsi ed i libri che ci sono oggi. Non esisteva neanche Youtube, per capirci.
In questo periodo fui influenzato positivamente da Flash, il programma più famoso della storia del web per creare animazioni, perché mi permise di superare i vincoli di una pagina web totalmente statica.
Le animazioni e soprattutto un ambiente di authoring dedicato superavano i limiti dell'HTML: era possibile ad esempio utilizzare il 3D e sincronizzare l'audio agli eventi delle "pagine".
Avevo un background fortemente legato ad Altavista, alla SEO e alla semantica, però il design mi aveva sempre dato buoni risultati sotto diversi aspetti, soprattutto sul piano della presentazione di progetto.
Due dimensioni non mi bastavano più e Flash mi consentì di andare oltre nella sperimentazione. Fu per questa specifica ragione che incontrai 3D Studio Max.
3DSMax mi permise di utilizzare animazioni e rendering nei siti web in modo piuttosto creativo.
All'epoca alcuni facevano rendering architettonici o meccanici ma pochissimi usavano 3DSMax per arricchire la User Experience dei siti web. In Italia eravamo veramente pochi ad usarlo per questi scopi.
Unendo Flash e 3DSMax sviluppai un sito web tridimensionale, completamente interattivo, data driven, usando delle "API" create ad hoc, con audio incorporato.
Avevo mantenuto anche la tradizionale versione alternativa "light" in HTML poiché parecchie connessioni dell'epoca andavano ancora a 14-56 Kbp/s.
Furono i 6 mesi di sviluppo più immersivi della mia vita perché fu la prima volta che utilizzai in modo intensivo una pipeline costruita ad hoc, su un lavoro piuttosto complesso ed innovativo per l'epoca.
Nei 10 anni successivi fondai due web agency lavorando come terzista, in modo più produttivo e strutturato mantenendo sempre un approccio artigianale allo sviluppo.
Scelsi una location che potesse rappresentare i miei valori: l'artigianalità di un tempo e la modernità del progresso tecnologico.
Fu un periodo di intensa attività, sia a livello lavorativo che di R&D, tanto che nel corso degli anni smisi praticamente di suonare.
Sostanzialmente ero diventato un terzista. Il cliente mi contattava, chiedeva un preventivo, realizzavo il servizio e consegnavo.
Era già una fase lavorativa dove producevo con uno standard di produzione. Per alcuni servizi avevo perfino un listino: una cosa terribile per uno come me :D
Un giorno, partendo da un lavoro sviluppato per una concessionaria d'auto, valutai di entrare nel mondo dei portali di settore.
Portai l'esperienza acquisita nella SEO in un business verticale: un portale di auto che potesse sincronizzare gli annunci pubblicitari con le auto inserite nei gestionali web creati su misura per le concessionarie.
I privati inoltre potevano vendere l'auto in modo gratuito ed autonomo: questo business model portò il sito web ad avere una buona diffusione nazionale.
Fu il mio primo vero servizio strutturato multiutente. Con questo progetto imparai a creare i contratti di fornitura focalizzandomi sulla scalabilità del business.
Il portale arrivò in poco tempo ad avere 130 concessionarie iscritte, migliaia di utenti attivi e 25.000 visite giornaliere uniche.
Contestualmente vendevo soluzioni di web publishing e di grafica alle concessionarie auto che ne facevano richiesta.
Le cose andarono bene fino a quando un concorrente, con un business model differente, ci spazzò via.
Non potendo sviluppare il progetto al livello necessario per competere preferii chiudere il portale, sospendere le campagne e dedicarmi più intensamente alla R&D di nuovi business, sempre e comunque inerenti al mio settore: il web ed il marketing.
Per due/tre anni lavorai duramente come artigiano digitale: non esistevano domeniche, festività e compleanni.
Questo non mi pesava, anzi. Avevo molte energie, sia mentali che fisiche. Ero giovane. Arrivavo a dare il 110% senza rendermene conto. Questi sforzi mi portarono a comprendere diversi aspetti legati alla salute.
In questo periodo mi focalizzai sul rapporto uomo-macchina.
A titolo di esempio effettuai diversi test fisici e mentali per comprendere i miei limiti in produzione tra i quali lo sviluppare ininterrottamente dopo un intenso riposo, superando i due giorni consecutivi di sviluppo. Cose di questo tipo.
Potevo lavorare 100 ore a settimana, 7 giorni su 7, regolando il mio stile di vita.
Sviluppai un mindset differente in modo più consapevole, specifico per quei professionisti che dovevano necessariamente salvaguardare la propria salute dandosi regole ferree, lavorando con un metodo di produzione analitico tarato sulle performance biomeccaniche, psicofisiche e soprattutto alimentari.
Questo percorso interiore mi ha aiutato a conoscere me stesso ed i miei limiti.
Avevo capito che potevo (e dovevo) spingere ancora di più. Il metodo era semplice, concettualmente parlando, quanto complesso da attuare: semplificarmi il lavoro puntando sul lifestyle.
Rimodellai completamente i miei servizi con una metodologia di sviluppo fortemente orientata ai motori di ricerca. Di conseguenza risparmiai tempo e migliorai la produttività, ritagliandomi degli spazi da dedicare a me stesso.
L'esperienza acquisita anni prima con p/t tornò utile da questo punto di vista perché riuscii a migliorare diversi aspetti legati all'efficienza e all'efficacia.
La vendita online
è basata sulla domanda.
Flash veniva ancora largamente utilizzato ma sulla carta stava già uscendo di scena.
La SEO per Google e questioni di player legate ad Apple, che tolse dopo qualche anno il supporto a Flash Player, stavano spazzando via tutto il web basato sulle animazioni.
Questo era business implacabile tra multinazionali cui dovevamo adattarci.
Giocai d'anticipo: sapevo che dovevo cavalcare l'onda della SEO con procedure e tecniche ancora più approfondite e dedicate.
Nel 2006 aprii una divisione specifica dedicata esclusivamente al posizionamento nei motori di ricerca.
Grazie all'esperienza acquisita su Altavista, al reverse engineering degli algoritmi che avevo svolto negli anni e al background utilizzato per transfer su Google, cominciai a strutturare un servizio di SEO basato interamente su R&D, approccio analitico e data-driven.
All'epoca la domanda in campo SEO era in forte ascesa ed il terreno molto fertile: non avevo alcuna necessità di pubblicizzarmi. I siti web che costruivo lavoravano per me e questo aspetto della SEO era straordinario.
Ero arrivato al punto di fornire l'ottimizzazione SEO di default su tutte le soluzioni web.
Realizzai poi "Mac in Show", una mostra nazionale sul design industriale nella Basilica Palladiana di Vicenza, durata circa 2 mesi.
Il focus della mostra era quello di mostrare concretamente, con uno studio completo su Apple, come il design nel settore meccanico-industriale potesse essere un driver potente anche per aziende che non erano solite utilizzarlo.
Avevo ed ho tuttora una libreria di libri di informatica. Non ero mai sazio. Studiavo tutto quello che potesse collegarsi al marketing però mi mancava sempre qualcosa. Qualcosa che, in fin dei conti, facevo già da sempre senza rendermene conto.
Fu in questo periodo che acquisii piena coscienza del concetto di convergenza.
Il segreto della User Experience
risiede nell'interazione uomo-macchina.
Mi resi conto che alla fine erano solo bit: testi, colori, formati, codici. Era tutta la stessa roba. Fatta in un modo, fatta in un altro. Fatta con un programma o con un altro.
Alla fine quello che faceva la differenza era l'omogeneità della soluzione: una grafica doveva apparire uniforme su web come su carta, adattarsi al supporto mantenendo inalterato lo stile.
Questa fu la direzione e questo approccio, intuitivo ma di non facile applicazione, uso tutt'oggi: il minimo degli asset per il maggior numero di contesti.
Per ottenere questo risultato utilizzai la Legge di Pareto: l’80% del mio tempo fu investito in Ricerca e Sviluppo, facendo cioè interagire tutte le competenze acquisite negli anni nelle soluzioni di marketing e di comunicazione, per raggiungere una totale convergenza. Il restante 20% fu lavoro esecutivo che consegnavo ai clienti.
Meno cose, più qualità, miglior focalizzazione e soprattutto la possibilità di applicare in modo efficace e concreto la Ricerca e Sviluppo.
I primi progetti di web tridimensionale con 3DSMax mi insegnarono molto: avvertii nuovamente che quel background doveva essere valorizzato.
Cercavo completezza, nuove dimensioni espressive.
Lo studio del 3D mi guidò ad osservare il cinema con un occhio diverso da quello dello spettatore. Sostanzialmente analizzavo film ricchi di effetti speciali, anche un fotogramma alla volta.
Concetti come compositing, tracking, texturing, parallasse, rotoscoping, masking, animazione, particles ecc. diventarono il mio pane, che successivamente portai nel web per fare piccole animazioni da innestare nei siti, un po' come quando ibridavo Flash con l'HTML per mantenere gli effetti di posizionamento in ottica SEO.
In questo periodo mi iscrissi ad un corso tecnico presso un training center specializzato (Zucchero di Kanna, Verona) per migliorare le mie skills nel 3D.
Qui imparai le basi del rendering utilizzando Cinema4D: tutto quello che avevo appreso in precedenza, combinando i rendering con After Effects, mi permise di creare animazioni ed effetti particolari per i siti web, i video ed i CD-Rom.
La connettività limitata dell'epoca però non giocava a favore di rendering pesanti per il web quindi cercai di sviluppare sempre e solo dove servisse per valorizzare il contenuto.
Di conseguenza migliorai notevolmente la pipeline e la parte tecnica, spesso retro-ingegnerizzando effetti dei film.
Continuai per diverso tempo a sperimentare diverse tecniche di progettazione usando il 3D, il compositing ed il rendering nelle pagine web.
I social network erano in fortissima ascesa. Dovevo creare un ponte tra i profili social ed i siti web.
La best practice diffusa era (ed è ancora oggi così) quella di inserire i link dei social nelle pagine web.
Trovavo questa soluzione utile a livello informativo ma completamente sottovalutata dal punto di vista della User Experience e della convergenza.
Creai quindi Network-HUB: un metodo nuovo di progettazione dei siti web in chiave social-sistemico.
Tramite un workflow specifico con web design dedicato si poteva costituire un intero sito in chiave SEO utilizzando i contenuti dei social.
Un esempio di multicanalità social based riportato in chiave web design.
Ed ero cambiato anch'io con lui. Mi ero spinto troppo oltre. Forse spaziavo troppo, non lo so: forse avevo perso focalizzazione, paradossalmente.
Da un altro punto di vista arrivai via via a premiare più la produttività che la creatività.
Continuai a sviluppare piccoli progetti fino a Luglio 2017, prima di interrompere la mia attività di terzista.
Per capire il web
bisogna guardare il mondo reale
con occhi digitali.
Mi sono guardato indietro e ho immaginato il mio futuro: 2 anni di R&D per sviluppare Black3, un "giocattolo" per la creazione di algoritmi in chiave marketing.
Unendo questo strumento alla formazione aziendale e a specifici corsi sull'utilizzo di tecniche e di strumenti web ho realizzato un mindset-framework: un metodo di lavoro basato su workflow sistemico tra i componenti del team.
Da Luglio 2017 a Dicembre 2019 ho testato Black3 sul campo usando LinkedIn come laboratorio per i miei test, basandomi sull'analisi delle interazioni con altri utenti ed analizzando migliaia di profili sotto diversi aspetti, soprattutto algoritmici.
Attualmente utilizzo Black3 per le mie strategie di marketing.
Sviluppo un nuovo servizio di business olistico basato sul web design, che contempla il lavoro già svolto con Black3, integrando management di processo personalizzato e pianificazione strategica del piano marketing.
Riporto il sito web nella centralità del business promuovendo un concetto audace: un sito web di alto profilo deve funzionare come primo driver di tutta la strategia aziendale di marketing.
Con questo approccio il sito web non è più uno strumento di comunicazione: è la chiave del business.
Il sito web non è una cosa che si possiede,
è un metodo di lavoro.
Social Media Marketing
In questi due anni di lavoro ho realizzato uno strumento specifico per il marketing, fortemente orientato al workflow che dà risultati concreti e misurabili per qualsiasi tipo di azienda: Black3.
Tra Giugno e Dicembre 2019 ho utilizzato la versione beta di Black3 per terminare lo sviluppo della 1.0 tramite test sul campo, con questi risultati: